Roma 3 aprile 2001

             

"Cambiate la legge 180"

Cento famiglie hanno chiesto di modificare la legge 180 sull’assistenza psichiatrica. L’appello giunge da un Convegno organizzato il 3 aprile 2001 a Roma dall' Arap (Associazione Riforma Assistenza Psichiatrica).

"La legge, cosi' com' e' formulata - spiega la Presidentessa Maria Luisa Zardini - non consente la cura dei malati gravi, una sua riforma e' dunque necessaria e improrogabile". Secondo la Zardini "non si puo' lasciare il malato che non riconosce la propria malattia libero di curarsi o no. Questo lo porta solo verso la cronicita' della patologia. La 180 non consente a un malato di mente non collaborativo di essere curato condannandolo all'emarginazione. I costi sociali – conlcude la Presidente dell’ARAP - sono altissimi".

Pensata e voluta dal Franco Basaglia e dalle correnti più evolute della psicologia italiana la legge, pubblicata il 13 maggio 1978 col numero 180, fa discutere e divide ancora la comunità scientifica. Nel suo impianto formale la normativa sull’assistenza a chi soffre di patologie mentali rappresenta una grande evoluzione a livello internazionale. In essa è, infatti, prevista la chiusura e soppressione degli istituti di ricovero psichiatrico forzato. Con la 180 nessun essere umano può essere ospedalizzato se non nel caso in cui il Sindaco del Comune ne chieda il ricovero coatto per motivi di ordine pubblico. Per la terapia e la reintegrazione è prevista la costituzione di case famiglia.

Dopo oltre venti anni, tuttavia, la legge 180 ha pagato lo scotto di vistose inadempienze da parte di Ministero, Comuni e Regioni. A tuttora esistono, infatti, ospedali psichiatrici, poche case famiglia per ospitare e assistere i malati e solo per nell’ultima legge finanziaria sono stati previsti fondi, circa tre miliardi di lire, per la salute mentale. Le conseguenze sono disastrose e si calcola che una famiglia su dieci, in Italia, abbia a che fare con un malato mentale senza avere di contro, la necessaria assistenza da parte della sanità pubblica.

Per questo molte famiglie insistono nel modificare la legge. Secondo Tonino Cantelmi, docente di psicopatologia all'Universita' Gregoriana di Roma: '"Per restituire la dignita' ai malati e' necessario curarli, ma e' utopistico pensare che siano disponibili a curarsi volontariamente: il 90% degli schizofrenici, ad esempio, non riconosce la propria malattia. Quindi bisogna introdurre dei gradi di obbligatorieta', sia pure con prudenza. Bisogna insomma - ha concluso - cambiare la legge in senso migliorativo".

 

Le statistiche

I malati mentali gravi in Italia sono da 600 mila a un milione. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità il 15% delle intere popolazioni e' affetta da patologie mentali. Solo in Italia, si puo' calcolare che circa 1 famiglia su 10 abbia quindi a che fare direttamente con queste patologie.

A cura di Giampaolo Ranaldi

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