Nasce la biomusicologia
La musica non è solo una questione umana

 

L'istinto musicale è antico quanto l'uomo e forse di più. Diverse ricerche svolte da scienziati americani hanno dimostrato, infatti, che il senso del ritmo e l'amore per la musica non sono solo una caratteristica fondamentale della razza umana, ma agiscono sulle strutture primordiali del cervello, le stesse che conferiscono abilità tonali e canore agli animali più musicali del creato: gli uccelli e le balene.

È il periodico “Science” che ha pubblicato questa serie di ricerche. Tali studi hanno avuto talmente effetto che ne è subito nata una nuova disciplina: la biomusicologia. Antropologicamente parlando, diverse analisi - ha scritto su “Science”, Jelle Atema del Marine Biology Laboratory di Woods Hole in Masachusetts - hanno portato alla scoperta di antichi flauti ricavati da ossa animali in Francia e Slovenia che hanno oltre 53 mila anni fa, circa il doppio dei dipinti rupestri di Lascaux o delle statuette di “Veneri” di terracotta in miniatura risalenti alle prime forme di organizzazione civile in Medioriente.

Jelle Atema, che è, tra l’altro, anche una valente musicista, ha provato a ricostruire dai frammenti di ossa ritrovati, un esemplare di flauto antico. Subito dopo, quindi, la tentazione è stata troppo forte è il musicista ha voluto suonare il suo strumento. La sorpresa è stata grande. “Ne sono usciti suoni armoniosi in scale molto specifiche”, ha osservato Patricia M. Gray, coautrice dello studio e direttore della sezione musicale dell'Accademia Nazionale delle Scienze.

Le nuove ricerche dimostrano, inoltre, che gli esseri umani non detengono alcun diritto di copyright in fatto di musicalità. Molti animali, infatti, producono diversi suoni che possono essere chiamati musica, che non sono cioè una casuale accozzaglia di trilli e cacofonie, ma che hanno una logica nelle proprie sequenze.

Analisi condotte su alcuni uccelli e sulle balene hanno dimostrato che questi animali convergono sulle stesse acustiche e le stesse scelte estetiche a cui si attengono i compositori umani di musica. Certe balene maschio, ad esempio, passano sei mesi dell'anno a produrre musica e sono in grado di vocalizzare gradualmente su una gamma di almeno sette ottave, mescolano i suoni con lo stesso rapporto usato dai compositori occidentali con una leggera preferenza per la cosiddetta forma canora a-b-a in cui un tema musicale viene elaborato e poi riprodotto in una forma leggermente diversa.

 

 a cura di E.S.