L’isteria
è conosciuta nel mondo della psicologia come il disturbo mentale
in cui i conflitti psicologici si manifestano attraverso sintomi
somatici (detti "di conversione" perché vengono
inconsciamente tradotti in sintomi fisici come cecità e paralisi
muscolari) o gravi reazioni dissociative (caratterizzati da
brusche interruzioni di funzioni quali la coscienza, la memoria,
l'identità e la percezione).
In ogni modo,
l’isteria è una patologia ben conosciuta dall’uomo. Già
nell'antica Grecia veniva ricollegato alla natura femminile e alle
alterazioni delle emozioni dovute al ciclo mestruale: il termine
deriva, infatti, dal greco hýstera, "utero".
Inoltre, già nel secolo scorso, i sintomi isterici erano talmente
noti che entrarono a far parte del linguaggio comune: "non
fare l'isterica o mi fai venire una crisi isterica ecc".
Si può
tranquillamente affermare che l'isterismo, o quanto meno la
modalità di comportamento dell'isterico, era ed è quella di
manifestare una "ribellione", ribellione intesa come non
accettare di ricoprire un certo ruolo che il "senso
comune" cerca di importi.
Il sintomo
isterico era maggiormente utilizzato dalle donne, non credo per le
caratteristiche "ormonali" come si è per molto tempo
creduto, ma bensì perché il comportamento isterico che in una
donna veniva additato e catalogato come "sintomo",
nell'uomo veniva riconosciuto come caratteristica maschile
dominante e quindi non patologico.
Da un
ventennio a questa parte, l'evoluzione sociale, l'incalzante ritmo
delle tecnologie e la continua richiesta del dimostrare il proprio
"valore", sia in senso morale che materiale, non ha
lasciato più spazio a modalità di ribellione con le
caratteristiche dei sintomi isterici, ma a un altro genere di
segnali, che rientrano nella famiglia degli attacchi di panico.
Per questo motivo possiamo definire questi ultimi come la versione
moderna della vecchia isteria.
Come può un
giovane, cresciuto in un ambiente che gli offre cultura, sport,
svago e agiatezza, trovare la solidità necessaria per utilizzare
i mezzi a sua disposizione e per risolvere e superare ciò che
incontra. La scuola, l'ufficio, la casa, i figli, le responsabilità,
le vacanze, ogni cosa e ogni momento della vita si traducono in
difficoltà da superare. E come può un adulto inserito in un
contesto sociale familiare e lavorativo dire "non so che fare
o non lo voglio fare o non sono capace".
Il sintomo di
attacco di panico, così prepotentemente diffuso in questo
momento, è la modalità che l’organismo utilizza paralizzando
corpo e mente affinché la richiesta di "essere lasciato in
pace" possa avere una sua credenzialità inequivocabile. Chi
viene colpito da questa forma di disagio, diventa parzialmente o
totalmente incapace di muoversi nell'ambiente, è assalito da
svariati sintomi quali: tachicardia, respirazione alterata,
annebbiamento della vista, giramenti di testa, vertigini,
sudorazione alterata, tutti sintomi che vengono accompagnati da
una sensazione di ovattamento che non permette di essere lucidi
nelle azioni e nei pensieri.
Chi soffre di
questo disagio vive come immerso in un liquido melmoso che ritarda
tutti i comportamenti, inoltre, non perdendo il senso di ciò che
sta vivendo, perché altra caratteristica è quella di restare
totalmente consapevoli di tutto ciò che capita attorno, soffre e
fatica immensamente per strutturare le azioni che dovrà compiere,
è come faticare per due vite.
A
cura di Paola Felici
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