Il punto di non ritorno

Le evoluzioni culturali, avvengono in momenti in cui tutte le "emergenze" si saturano. Contenitori appositi, vengono colmati dai vari frammenti di idee ed azioni, un’osmosi apparente tra gruppi, singoli, ambiente, o anche all’interno di un singolo individuo: nuove forme pensiero creano il segno - simbolo (stereotipo) di riferimento. Le emergenze di contenuti nuovi, indicano la tendenza come tensione per sostituire i vecchi schemi.

Ogni momento della vita, è, quindi, una fase innovativa rispetto alla precedente, nella quale si sa (per intuito) dove si sta andando, ma non si è così sicuri, nè di arrivarci, ne di volerci arrivare (paura del non conosciuto).

Questo, avviene, sia perché non si hanno modelli precedenti da imitare, (nel nostro caso, comportamento innovativo, rivoluzionario della vecchia cultura, in quanto nei secoli scorsi, il non vedente, non è mai stato considerato come essere indipendente "questo riguarda la sfera comunitaria del comportamento"), sia perché, non si ha abbastanza fiducia in se stessi, nella propria tenacia, forza di volontà, ma soprattutto nelle proprie risorse. (questo, riguarda il non vedente come singolo interessato, responsabilizzato nella sua interezza). Ma soprattutto, perché il nuovo è visto come "?", non conosciuto, con tutti i fantasmi che contiene. Ce la farò ?, non ce la farò ?, quanto e come cambierà la mia vita ?, cosa avrò in più ?, cosa in meno ?.

I processi di acquisizione di nuovi comportamenti, sono messi in atto dalla discrepanza, tra scene diverse, e la tendenza ad uguagliarle, farle diventare "biunivoche".

Fino a poco tempo fa, questo processo, era riconosciuto col nome di "emozione", e soprattutto da parte della psicologia scientifica, c’era la tendenza ad ignorare le cause più evidenti del comportamento umano, andando alla ricerca di ipotetiche cause nascoste. Si identificava ad esempio la manifestazione di una reazione di rabbia, con una forma di rabbia verso se stesso.

La grande attenzione, verso il non conosciuto, del misterioso, ha fornito l’interpretazione impalpabile dell‘inconscio, con tutti i suoi fantasmi.

E’ attraverso i sensori che il corpo umano interagisce con l’ambiente, avendo da questi la posizione e la direzione esatta di dove sta andando. Quella che chiamiamo rabbia, è, una discrepanza tra desiderato ed attuato.

Il cervello è il luogo in cui si formano tutte le scene che, vanno poi a formare il "bagaglio culturale" come archivio, di sedimentazioni, consentendoci, una ricostruzione, virtuale dell’ambiente, nei diversi istanti: passato, presente, e futuro, sia progettato, che proiettato.

Il confronto, tra, questi diversi contenuti, produce la sequenza dei comandi, (sensoriali) e, delle correzioni conseguenti.

E’ quindi la contraddizione, tra due ambientazioni, "scene", diverse, che crea lo stato evolutivo, "il vettore di tendenza.

Ed il punto di non ritorno rappresenta il momento in cui appresa un'abilità non si può più disimpararla (camminare, parlare scrivere, andare in bicicletta ecc)

 

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