Cosa aggiunge visios alla relazione col mondo

E’ nella relazione col mondo che costruiamo ed accresciamo il nostro bagaglio culturale esperienziale, imparando a muoverci in esso.

Gli organi di senso, "nostri radar", ci permettono di immagazzinare continuamente, informazioni che vanno a formare nella nostra mente sedimenti di percezioni, in modo da farci riconoscere oggetti, ambienti e panorami, riemergendoli a comando. Comando che, può essere interno "immaginazione", o esterno "percezione di un evento".

Abbiamo parlato, in precedenza dei sensi, e di quali strade percorrono per arrivare a formare nella nostra mente, la ricostruzione del mondo, sia percepito, vista tatto etc. che immaginato "virtualizzato". Ciò che al non vedente manca, perché non si debba trovare ad inciampare nell’ambiente per riconoscerlo, è un "radar" che possa accendere, a distanza un segnale di "scia" di ciò che si sta incontrando, scia intesa come quel particolare unico capace di evocare un globale, avendone a disposizione solo una piccola parte. Da un piccolo foro, vedo un ramo. La mia mente, ricostruisce da quel particolare unico, l’immagine dell’intero albero, un frammento di panorama, è sufficiente per richiamare dalla memoria immagini già sedimentate.

L'ipotesi sperimentale è che l'apparecchio visios permetta attraverso la ricostruzione sulla pelle come impronta dell’immagine percepita dalla telecamera, l’anellamento mnemonico dei già sedimentati "ambienti-oggetti", mettendo in relazione l’immagine esterna con il suo corrispettivo interno, quindi sia in grado di supplire tecnicamente a ciò che normalmente è arrogato alla vista, riconoscendo in parte l'ambiente  senza dover entrare fisicamente a contatto con esso.

Ciò che al non vedente crea perdita e vuoto, è il non essere a contatto in alcun modo con cose e persone "fuori" la portata delle sue braccia.

Per il non vedente, un oggetto che non può toccare non esiste, è quindi perso.

Ciò che dovrebbe permettere questa apparecchiatura è mantenere il contatto con l’ambiente.

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